21.12.12

Deadlight


La perenne ricerca di un videogiochino simpatico sul quale perdere qualche minuto prezioso, spesso mi porta su strade impervie. Mi rendo conto di cercare, per la maggior parte delle volte, qualche titolo che sottolinei più che altro l'elemento atmosfera. Se qualcuno dovesse mai regalarmi qualcuno di quei titoli moderni stile modèrn uòrfer bleccòps qualcosa, rimarrebbe in un cassetto per sempre, credo.

Dopo la lunga astinenza dalla mia ultima avventura videoludica (il giochino breve Limbo del quale ho parlato qui tempo fa), era maturato il tempo per un secondo titolo. E mi sono imbattuto in Deadlight, che per quanto io mi tenga lontano dai giochini dalle tematiche del momento, ve lo dico subito, tratta dell'ennesima invasione zombie.

Deadlight è l'opera prima dello studio spagnolo Tequila Works che per l'occasione ha confezionato questo survival horror in single-player niente affatto malvagio, nonostante premesse ed incipit non siano tra i più originali.



Sei Randall Wayne, un ex guardia forestale che vive ai confini con il Canada, e hai una moglie e una figlia. Ti ritrovi catapultato all'inizio del gioco, nel 1986 alle porte di Seattle, con tutte le certezze sparite per magia, aggregato ad una compagnia di accattoni, con le strade che traboccano ombre (così vengono chiamati i non-morti nel gioco) e con una sola missione da compiere: ritrovare la tua famiglia.





Gli scenari sono memorabili e l'atmosfera che si respira non è da meno. Ma la particolarità del titolo sta nella struttura platform a scorrimento orizzontale (sembra si dica 2.5D, Two-and-a-Half-Dimensional). Non 3D in prima o terza persona, dunque, ma un incedere lento nel senso di marcia, in un misto di azione (sei munito solo di una piccola ascia, di una pistola e di un fucile ma con una dose scarsissima di munizioni) e un frenetico salta e aggrappati che farebbe la felicità di ogni buon praticante di parkour.
Il tutto intervallato da scene che reindirizzano la trama in un verso o nell'altro, illustrate per benino come se si trattasse di un fumetto.



Altro non saprei dirvi. Il gioco è buono. La trama è scontata ma il finalino strappa lacrime non te lo aspetti. Non è un giochino divertente per chi cerca di star su di morale, insomma. L'unica pecca sta nella durata totale. Nel giro di "due ore e mezzo barra tre ma la seconda volta che ci giochi ce ne metti una", ve lo togliete allegramente (per modo di dire) dalle scatole.


2 commenti:

CyberLuke ha detto...

Sì, uh, tutto bello.
ma vedo che sati fai facendo orecchie da mercante riguardo il meme in cui stato ieri coinvolto.;)

LUIGI BICCO ha detto...

Vado a vedé :D

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