18.4.11

Di cose lette nel fine settimana

Preso dalla voglia di leggere altre cose, negli ultimi due giorni ne ho approfittato per dare spazio ad alcune cose particolari che da un po' stazionavano sul comodino.

Una è il cartonato che ristampa la serie originale Kelly's Eye, di Tom Tully e (nientemeno che) Solano Lopez per l'inglese IPC Comics.


Tempo fa avevo già parlato bene di un'altro volume della IPC (The Steel Claw, meglio noto in italia come Artiglio d'Acciaio) e devo dire che anche questo non ha deluso le aspettative di chi, come me, è affezionato col cuore a certe cose vecchie e polverose. Qui parliamo dei primi anni '60 e, per farla breve, nel fumetto si narrano le vicende dell'avventuriero Tim Kelly che dopo aver salvato la vita di un vecchio indigeno nella foresta amazzonica, grazie proprio alle indicazioni di quest'ultimo, scopre un manufatto chiamato l'occhio di Zoltec che gli dona l'immortalità a patto che Tim resti sempre a contatto con esso. Le storie sono serrate come solo in quegli anni potevano esserlo e originariamente erano frammentate in più parti da due pagine (anche se c'è da dire che ogni pagina prevede almeno nove vignette nelle quali l'autore dei testi scatena la propria verbosità).


Queste prime storie vedono Tim Kelly alle prese con maledizioni indiane e miseri dittatori con teppaglia scalcinata al seguito. Ma, a quanto ne so, presto la serie dovrebbe rientrare in canoni prettamente più fantascientifici. Questo tenendo conto che Solano Lopez aveva già portato a compimento il suo lavoro più prestigioso, quello stesso Eternauta che, su testi di Hector Oesterheld, era stato serializzato in patria tra il 1957 e il 1959. Interessante notare quindi l'evoluzione del segno di Lopez, che si fa semplicemente più pulito e certosino.

E questa volta ho beatamente notato anche molti meno refusi di traduzione da parte della casa editrice spagnola (e di chi per essa). Credo di ricordarne un paio non gravissimi. Insomma, se amate anche voi il fumetto d'avventura un po' datato, lo consiglio caldamente. Altrimenti restatene tranquillamente lontani.

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Il secondo volume, tanto diverso dal primo, è quello che la Black Velvet ha dedicato invece ai Mumin di Tove Jansson.


Scrittrice, illustratrice e pittrice finlandese, la Jansson è nata ad Helsinki nel 1914 e ci ha lasciato per altri lidi nel 2001. In mezzo c'è stata una vita intera dedicata soprattutto ai racconti e ai fumetti per l'infanzia. Dire però che i suoi Mumin (nati dalla sua penna nel 1945) siano rivolti solo ad un pubblico di ragazzi, sminuirebbe un'opera bellissima e ricca che ancora oggi regge il passo con i tempi. Questa cosa rende sicuramente la Jansson una precorritrice del suo tempo e mi chiedo quanto dei suoi Mumin sia stato ripreso nei ben più celebri Barbapapà creati in Francia da Annette Tison e Talus Taylor nel 1970.


Le storie della famiglia Mumin prendono spunto dai sentimenti più semplici (e per questo probabilmente più complessi) e dalle piccole cose del quotidiano, per evolvere presto in fantastiche avventure all'insegna della ricerca di sé stessi e degli altri, con picchi di assurdo surreale che ne hanno decretato il successo negli anni che furono. A loro è stata dedicata anche una serie animata molto fedela all'opera originale ma, a mio modesto avviso, una delle cose più belle sono proprio le illustrazioni dell'autrice che sfiorano un naif manieristico esemplare.

Conclusione: Lettura assolutamente consigliata con eventuale passaggio di mano generazionale da padre a figlio.



Qui sotto un'anteprima delle prime dodici pagine (ma in inglese) del volume in questione. Qui, invece, trovate la pagina di wikipedia dedicata a Tove Jansson.

2 commenti:

Alberto Camerra ha detto...

Di Artiglio d'Acciaio avevo già letto da qualche parte. Mi ricorda infatti lo stile di quegli anni, dei vari Tarzan e Phantom. Di Mumin non conoscevo nulla, ma la tua descrizione lo fa apparire stimolante.
:)

LUIGI BICCO ha detto...

Se il genere ti piace, Mumin merita davvero tanto. Assicurato.

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