Tra le ultime cose lette, il nuovo lavoro di Dylan Horrocks (di cui ti parlerò poi), il numero che chiude la serie bonelliana Saguaro (e anche di questo ti parlerò poi), un paio di cose della Cosmo che hanno rafforzato il mio occhio rendendolo più vigile nello scovare le cose da NON comprare (la Cosmo continua a sfornare autentici gioiellini come Prophet, ma anche cose fumose da lasciare tranquillamente fuori dal tuo paniere), poi un classico western delle bédé firmato Lineachiara e il nuovo gioiellino di Kirkman. E ualà. Abbiamo praticamente toccato quasi tutti i continenti possibili.
di J. C. Gaudin & F. Biancarelli | Editoriale Cosmo
16x21 cm | 96 pp b/n | 3,00 / 3,20 euro
Questa serie in due albi (quattro francesi) non è né carne né pesce. Si propone come un fantasy medievale, ma di fantastico non c'è assolutamente nulla (se non un paio di guanti dalle magiche proprietà) e di medievale pochissimo, a parte uno scarno contesto chiuso tra quattro mura cittadine.
Orchestrata dallo scrittore Jean-Charles Gaudin e (per 3/4) dal disegnatore Franck Biancarelli, la storia narra le vicende di Galfalek, un tempo temuto mercenario ora, dopo esser stato bandito dalla città di Altemura, poco più di un reietto senza un domani. Richiamato poi all'ordine da un'ex amore perduto, Galfalek torna ad Altemura per cercare di sovvertire il nuovo potere costituito, al cui vertice è posto il re cattivone di turno che ha reso la vita della popolazione un inferno.
A tratti la storia riesce a toccare le corde dell'interesse, ma non ingrana e si porta stancamente avanti senza colpi di pinna. Se non alla fine, bisogna dire, quando tutti gli eventi sembrano chiudersi come ti aspetti e c'è invece un capovolgimento di fronte che ti lascia basito. Non perché è un colpo di genio, per inciso, ma perché si tratta di un finale incapace di essere tale, implausibile e mal organizzato (e il fatto che tutto avvenga nelle ultime cinque pagine fa anche imbestialire). Eh, Signora mia, guardi, suo figlio è sveglio ma non si applica. Gli do sette in condotta ma lo rimando comunque a settembre.
P.S.: Buono il lavoro di Biancarelli anche se, forse è un caso, forse no, alcune note vignette di Claudio Castellini hanno ispirato il disegnatore francese (curiosamente, il Re cattivo della storia sembra assomigliare all'Aristotele Skotos di Nathannerveriana memoria).
CACCIATORI DI MORTE
di V. Mangin , D. Bajram & J.M. Ponzio
Editoriale Cosmo
16x21 cm | 128 pp a colori | 5,90 euro
16x21 cm | 96 pp b/n | 3,00 / 3,20 euro
Questa serie in due albi (quattro francesi) non è né carne né pesce. Si propone come un fantasy medievale, ma di fantastico non c'è assolutamente nulla (se non un paio di guanti dalle magiche proprietà) e di medievale pochissimo, a parte uno scarno contesto chiuso tra quattro mura cittadine.
Orchestrata dallo scrittore Jean-Charles Gaudin e (per 3/4) dal disegnatore Franck Biancarelli, la storia narra le vicende di Galfalek, un tempo temuto mercenario ora, dopo esser stato bandito dalla città di Altemura, poco più di un reietto senza un domani. Richiamato poi all'ordine da un'ex amore perduto, Galfalek torna ad Altemura per cercare di sovvertire il nuovo potere costituito, al cui vertice è posto il re cattivone di turno che ha reso la vita della popolazione un inferno.
A tratti la storia riesce a toccare le corde dell'interesse, ma non ingrana e si porta stancamente avanti senza colpi di pinna. Se non alla fine, bisogna dire, quando tutti gli eventi sembrano chiudersi come ti aspetti e c'è invece un capovolgimento di fronte che ti lascia basito. Non perché è un colpo di genio, per inciso, ma perché si tratta di un finale incapace di essere tale, implausibile e mal organizzato (e il fatto che tutto avvenga nelle ultime cinque pagine fa anche imbestialire). Eh, Signora mia, guardi, suo figlio è sveglio ma non si applica. Gli do sette in condotta ma lo rimando comunque a settembre.
P.S.: Buono il lavoro di Biancarelli anche se, forse è un caso, forse no, alcune note vignette di Claudio Castellini hanno ispirato il disegnatore francese (curiosamente, il Re cattivo della storia sembra assomigliare all'Aristotele Skotos di Nathannerveriana memoria).
CACCIATORI DI MORTE
di V. Mangin , D. Bajram & J.M. Ponzio
Editoriale Cosmo
16x21 cm | 128 pp a colori | 5,90 euro
Credo sia la prima volta, a memoria, che la Cosmo pubblica un albo in formato 16x21 interamente a colori (sbagliato, mi fa giustamente notare Luca). Un esperimento ardito ma apprezzato, tanto da invogliarmi all'acquisto. Si tratta di un "thriller fantascientifico" scritto a quattro mani da Valerie Mangin e Denis Bajram (autore completo di Universal War One).
E in effetti lo spunto è parecchio interessante: Incapace di accettare la morte del figlio, la miliardaria Miss Fork investe tutte le proprie risorse per tentare l'impossibile. Costruire un vascello capace di spingersi dove mai nessuno ha osato prima: l'adilà. L'equipaggio designato dovrà scoprire a proprie spese com'è fatta la vita dopo la morte e riuscire a tornare indietro.
Il tutto però è costellato da personaggi privi di spessore e da un susseguirsi degli eventi lento e macchinoso. Non aiutano i disegni di Jean Michel Ponzio che se da una parte offrono un lavoro operoso per composizione e colore, dall'altra sono "limitati" dalla fredda resa fin troppo fotografica.
Probabilmente, qui, il formato più ampio (Cosmo Color) avrebbe reso un servizio migliore. O forse comunque no.
E in effetti lo spunto è parecchio interessante: Incapace di accettare la morte del figlio, la miliardaria Miss Fork investe tutte le proprie risorse per tentare l'impossibile. Costruire un vascello capace di spingersi dove mai nessuno ha osato prima: l'adilà. L'equipaggio designato dovrà scoprire a proprie spese com'è fatta la vita dopo la morte e riuscire a tornare indietro.
Il tutto però è costellato da personaggi privi di spessore e da un susseguirsi degli eventi lento e macchinoso. Non aiutano i disegni di Jean Michel Ponzio che se da una parte offrono un lavoro operoso per composizione e colore, dall'altra sono "limitati" dalla fredda resa fin troppo fotografica.
Probabilmente, qui, il formato più ampio (Cosmo Color) avrebbe reso un servizio migliore. O forse comunque no.
di Derib | Edizioni RW / Lineachiara
16x21 cm | 96 pp b/n | 2,90 euro
"Non servono parole per presentare Derib, maestro della BéDé e genio grafico-narrativo dal tratto suadente e coinvolgente.
Non serve neppure ricordare la bellezza e l’intensità delle storie di Buddy Longway, pietra angolare del fumetto mondiale e caposaldo della narrativa western destinato ad accompagnarci a lungo con storie coinvolgenti, avventurose e dal forte impatto emotivo".
Ti ho riportato pari pari le parole di presentazione dell'albo dal sito della RW, perché spiegano perfettamente di cosa si tratta. Derib è un grandioso artigiano del fumetto di una volta, che per quanto noto rimane a mio avviso fin troppo sottovalutato, e Buddy Longway (trapper che imparerà a vivere a stretto contatto con gli indiani dopo averne sposato una, la bella Chinook della tribù Sioux) è una serie epica e intima allo stesso tempo, capace di raccontare un west primitivo ma romantico e ricco di sfumature, così come ci piace immaginare che fosse in realtà.
Poesia e ritmo disincantato riescono a viaggiare a braccetto lungo un percorso affascinante (percorso anche grafico, dove assistiamo ad una repentina maturazione del Maestro Derib: vedi i suoi riconoscibili occhi a pallini che mutano nel suo classico tratto realistico già nella seconda storia). E' la prima volta che lo leggo e non avrei mai detto. Bello.
16x21 cm | 96 pp b/n | 2,90 euro
"Non servono parole per presentare Derib, maestro della BéDé e genio grafico-narrativo dal tratto suadente e coinvolgente.
Non serve neppure ricordare la bellezza e l’intensità delle storie di Buddy Longway, pietra angolare del fumetto mondiale e caposaldo della narrativa western destinato ad accompagnarci a lungo con storie coinvolgenti, avventurose e dal forte impatto emotivo".
Ti ho riportato pari pari le parole di presentazione dell'albo dal sito della RW, perché spiegano perfettamente di cosa si tratta. Derib è un grandioso artigiano del fumetto di una volta, che per quanto noto rimane a mio avviso fin troppo sottovalutato, e Buddy Longway (trapper che imparerà a vivere a stretto contatto con gli indiani dopo averne sposato una, la bella Chinook della tribù Sioux) è una serie epica e intima allo stesso tempo, capace di raccontare un west primitivo ma romantico e ricco di sfumature, così come ci piace immaginare che fosse in realtà.
Poesia e ritmo disincantato riescono a viaggiare a braccetto lungo un percorso affascinante (percorso anche grafico, dove assistiamo ad una repentina maturazione del Maestro Derib: vedi i suoi riconoscibili occhi a pallini che mutano nel suo classico tratto realistico già nella seconda storia). E' la prima volta che lo leggo e non avrei mai detto. Bello.
OUTCAST #1
di R. Kirkman & P. Azaceta | Saldapress
16x21 cm | 96 pp b/n | 1 euro
Ne hanno parlato in tanti ed è giusto che sia così. Di mio aggiungo solo che qui Robert Kirkman fa semplicemente il Kirkman della situazione.
Ovvero imbastisce una serie partendo da un cliché abbastanza ritrito per costruire però (come al suo solito) personaggi convincenti e realistici, dialoghi serrati e tinte fosche arricchite da un horror "genuino" e purissimo.
Insomma, non fatico a credere che la serie sia già in lavorazione per diventare una serie tv. Instradato dal reverendo Anderson, Kyle Barnes, il "reietto" del titolo, è destinato a diventare suo malgrado un potente esorcista. Il succo bello però sta tutto intorno: la storia di Kyle, il rapporto con sua sorella, il faccia a faccia con suo cognato. Paul Azaceta è il cartoonist giusto al posto giusto (anche questo accade spesso nelle opere di Kirkman) e il suo tratto snello e dalle spesse pennellate è praticamente perfetto, anche in questa versione in bianco e nero studiata appositamente per l'edizione italiana.
Outcast si lascia leggere parecchio bene e l'unico rammarico, per ora, è quello di dover aspettare un paio di mesi per leggerne ancora.
6 commenti:
Kirkman è molto bravo, e mi piace molto il disegnatore, anche la scelta dei grigi per questa edizione. Il soggetto però mi irrita, le possessioni demoniache e le lotte tra seguaci del Signore e Demoni non mi interessano per niente.
Peccato, non credo che continuerò la serie.
Sto selezionando molto, devo. Galfalek non mi attirava per nulla, non amo il fantasy e inoltre della Cosmo sto privilegiando il formato grande a colori. Del lotto da te presentato di Outcast abbiamo già parlato, mi dispiace un po' essermi perso Buddy Longway ma dovrei andare a tagliare su altro. Magari si recupera usato ed effettivamente il tratto sfoggiato nel primo albo sfogliato in edicola non mi ha preso molto, però se mi dici che poi un po' cambia...
Interessante. La somiglianza con Skotos è innegabile, ma a me anche lo stesso Skotos ha sempre ricordato "qualcun altro" sebbene non sia mai riuscito a individuare chi. Forse qualche nemico di Nippur di Lagash, per via della barba e dell'acconciatura. "Buddy Longway" non era molto considerato negli anni 80, mi sembra di ricordare. Per quel che rammento di Skorpio (o era Lanciostory?) è una serie che ha avuto alti e bassi.
E' tanto che non compro Bédéllidi, apprezzo di più i vari Cosmo Color.
Nessun giudizio sulle prime cose che hai citato, quindi, ti segnalo solo (ma forse ricordo male) che la Cosmo aveva già pubblicato un 16x21 a colori, era un fantasy forse della collana Verde.
E Valérie Mangin è una donna, ovviamente! :) (che tra l'altro mi pare non c'entri niente con Universal War I, forse negli editoriali l'avranno confusa con Bajram).
Di Buddy Longway ho i primi 4 o forse 5 volumi sparsi tra edizioni Nuova Frontiera e Comic Art. Quasi quasi salgo in corsa per vedere come va a finire la saga (certo, so già qual'è la fine, ma sarebbe un bel tuffo nel passato).
Di Outcast ho già scritto, non male ma per me non irrinunciabile.
In merito a quello che hai scritto in apertura, ho già inserito Sam Zabel (e il suo pennino che è diventato una "penna"...) nel peggio del 2015 e... sul serio ti è piaciuto così tanto Prophet da definirlo gioiellino?
@ Patrizia:
Anche a me non fa impazzire il tema delle possessioni. Ma come dicevo, a me sembra un pretesto. Per dire, non mi è mai interessato nemmeno quello degli zombie, ma The Walking Dead si legge volentieri (fino ad un certo punto). Kirkman è bravo proprio in quello. Se i personaggi continueranno a svilupparsi in un certo modo parallelamente alle storie, potrebbe venirne fuori una serie davvero interessante. Vedremo.
@ Dario:
Hai fatto bene a non prendere certe cose. Non ti sei perso nulla. Buddy Longway sembra una serie ben fatta (sto leggendo il secondo albo). Il tratto di Derib è in continua evoluzione, si, ma in ogni caso il tratto rimane di impianto classico.
@ J.D.:
Ah,si. Indubbiamente la barbetta senza baffi fa subito Nippur di Lagash. Ma non so quanto i tre sardi si siano ispirati ad altri personaggi nel costruire quello di Skotos. Per Buddy Longway vedremo. Per ora il livello è parecchio interessante.
@ Luca:
E' vero. Sono andato a curiosare sul sito nella collana verde. Avevano già pubblicato la serie Lancelot in un paio di albi tutto colore. Sarà che non mi è mai passata sotto gli occhi.
Sulla questione degli autori di Cacciatori di Morte, mea culpa. Ho semplicemente dimenticato uno degli autori. La serie è scritta in coppia dalla Mangin e da Bajram (autore completo di Universal War One), ma i disegni sono di Jean Michel Ponzio.
Di Buddy Longway sto leggendo il secondo albo e come dicevo più sopra, sembra assai meritevole. Magari poi svacca, ma visto che sono previsti una decina di albi, c'è tempo per capirlo.
Preso a sé, Sam Zabel non è un lavoro prezioso, ma vista come opera consecutio di Hicksville, e tenendo conto che il protagonista è Dylan Horrocks stesso, secondo me la cosa prende un'altra luce. Ma ne parlerò più avanti.
Su Prophet che dire? A me sta piacendo. Sono al terzo albo e mi manca l'ultimo. Trovo che la storia sia buona (ed è qualcosa di diverso dalle solite serie che la Cosmo ha pubblicato ultimamente) e non mi dispiacciono affatto nemmeno i disegni.
Bellissimo articolo, grazie.
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