Siete mai rimasti delusi da racconti che parevano promettere chissà quale rivelazione, e invece se la sono cavata con un raggiro? A me è capitato più volte di imbattermi in racconti che riguardano qualche prodigiosa invenzione – una sfida alla gravità, o un telescopio abbastanza potente da vedere gli uomini su Saturno, o un’arma segreta capace di alterare il sistema solare – però la meccanica del mezzo atto a sfidare la gravità non viene mai spiegata; la questione se Saturno sia abitato o no non trova mai risposta; non ci viene mai insegnato il modo di costruirci da soli qualche macchinario capace di alterare il sistema solare.
Ebbene, non sarà così questo libro. Se vi dico che sono arrivato a capire alcune cose, vi dirò che cosa sono queste cose, e le spiegherò più chiaramente che posso.
La mattina del 21 giugno 1937 Todd Andrews (un’avviatissima carriera di avvocato, una sobria vita borghese in una cittadina di mare del New England, un improbabile menage a trois con l’amico Harrison, erede di un impero dei sottaceti, e la graziosissima moglie di lui) si sveglia, si alza dal letto e guardandosi allo specchio scopre che la risposta a ogni suo problema è il suicidio. Vent’anni dopo, ancora vivo, racconta al lettore gli sviluppi di quella fatale giornata.Pubblicato originariamente nel 1956 e rivisto dallo stesso autore nel 1967, L’Opera galleggiante è considerato da molti il capolavoro di John Barth: spirito nichilista e humour nero, critica di costume e spunti metanarrativi si fondono in un romanzo sperimentale e godibilissimo che inaugurava la narrativa postmoderna e a quasi mezzo secolo di distanza nulla ha perso del suo smalto.
John Barth | L'Opera Galleggiante
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4 commenti:
Uno legge un sacco, cerca anche di documentarsi e poi così, all'improvviso, scopre di non avere la più pallida idea di chi sia John Barth. Cioè, cosa bisogna fare per imparare a stare a questo mondo?
Come si fa ora che ha anche chiuso Pulp?
Ehccaromio. Hai voglia a leggere. Il bagaglietto culturale se ne rimane sempre lì rintanato in un cantuccio. Per quanto tempo tu possa passare con il capo chino tra le pagine dei libri, ogni volta si riparte da zero. E il bello forse è proprio quello.
Pulp? In che senso?
Per un buon periodo ho acquistato Pulp, una rivista che con grande professionalità presentava recensioni sui libri in uscita e articoli su scrittori e bibliografie. Purtroppo Pulp non ce l'ha fatta ed è caduta sotto i colpi della crisi, ha chiuso poco prima che mia moglie mi regalasse l'abbonamento alla rivista (per fortuna non l'aveva ancora fatto che poi andare a recuperare i soldi...). Insomma, un dispiacere.
Ora me ne ricordo. Ne avevi parlato anche in un post. Un numero che trattava pure qualcosa che mi interssava (una roba del genere. Vedi la vecchiaia?)
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