Qualche giorno fa ho preso questo disco in vinile. The Real McCoy (Blue Note, 1967) di McCoy Tyner (Filadelfia, classe '38), un pianista forse meno noto ai più ma che ha lasciato profonde tracce nella storia della musica jazz per via del suo stile inconfondibile. Il disco si avvale della collaborazione al sax tenore di Joe Henderson (che ebbi il piacere di sentire dal vivo in un vecchio locale di Napoli, quando ancora ero un pischello senza arte né parte), del contrabbasso di Ron Carter e delle mirabolanti percussioni di Elvin Jones.
Alfred McCoy Tyner nasce e cresce con John Coltrane a partire dal 1960. Coltrane era alla ricerca di partner musicali che con lui sviluppassero un approccio più "modale" nel jazz (sostituzione del giro di accordi fino ad allora usato come base per l'improvvisazione, con semplici sequenze di note, le cosiddette "scale modali"). Una delle sue prime scelte ricadde proprio su McCoy perchè già anni prima lo aveva sentito suonare quando il pianista aveva solo 17 anni. La loro collaborazione inizia con l'LP Like Sonny e prosegue con il ben più noto My Favorite Things (entrambi del 1960). Poi ancora con Coltrane Jazz, Olè Coltrane eAfrica/Brass (1961), Live at the Village Vanguard e Ballads (1962) e A Love Supremee Crescent(1964). Per chi fino ad oggi avesse vissuto su un altro pianeta, quella qui sotto è My Favorite Things. E il piano che sentite suonare sotto il sax di Coltrane, quindi, è proprio quello del nostro McCoy Tyner.
Dal 1963, Tyner comincia anche una carriera come leader e in poco più di un anno sforna dischi come Nights of Ballads & Blues e McCoy Tyner Plays Ellington. Il tutto mentre continua a lavorare con celebrità del calibro di Art Blakey e Wayne Shorter. Quest'ultimo, in particolare, ricambierà partecipando a due album di Tyner, Expansions (1968) e Extensions (1970).
A partire dagli anni ottanta, Tyner incide e suona in giro per il mondo con il suo trio e registra anche tre album in solitaria per la Blue Note (Revelations, 1988 - Things Aint What They Used to Be, 1989 e Soliloquy, 1991).
Ma torniamo per un attimo alla seconda metà degli anni '60. E' dopo il definitivo abbandono dal quartetto di John Coltrane che Tyner dà alla luce proprio il suo album più noto, questo The Real McCoy (il suo primo pubblicato con la Blue Note dopo una lunga esperienza con la Impulse!), per il quale mette a punto il personale quartetto citato sopra (Ron Carter e Elvin Jones arrivavano dalle stesse esperienze con Coltrane e altre con Miles Davis, mentre Joe Henderson collaborava con illustri colleghi quali Kenny Dorham, Bobby Hutcherson, Horace Silver, Lee Morgan e Herbie Hancock). Per questo album, Tyner compose personalmente cinque brani:
Passion Dance – 8:44
Contemplation – 9:10
Four by Five – 6:33
Search for Peace – 6:27
Blues on the Corner – 5:58
I pezzi sono belli, le sonorità pulite e raffinate, i ritmi briosi e colorati. Ma la forza di questo disco sta nel fatto che il Jazz che qui costruisce Tyner è un Jazz per tutti, palati fini e meno fini. Un album consigliatissimo anche a chi si volesse avvicinare per la prima volta a questo genere o a chi, semplicemente, non ha mai ascoltato questo pianista all'opera.
Oggi Tyner ha una certa età ma incide con la stessa forza di un tempo per l'etichetta Telarc Records suonando con diversi gruppi. Sui suoi ultimi lavori e le sue ultime uscite, trovate tutto sul suo sito ufficiale. Qui sotto vi propongo Passion Dance, il brano di apertura dell'album. Inoltre, se volete approfondire ulteriormente la conoscenza di questo fantastico pianista, su Grooveshark qualcosina c'è. Buon ascolto.
Eppure a Miles Davis non piaceva (forse perché gli bruciava ancora che Coltrane suonasse per conto proprio con Tyner). Ad ogni modo immagino conoscerai, sempre a proposito di pianisti, Thelonious Monk. Che ne pensi?
@ Giovanni: A dire il vero, anche il rapporto tra Tyner e Coltrane non è finito benissimo. Questo perchè Tyner ha suonato fino alla fase sperimentale di Coltrane. Fase che lui non gradiva per nulla. Mi sembra di ricordare che in una vecchia intervista avesse addirittura detto che in quel periodo, poco prima che prendesse definitivamente la sua strada, non suonava per suonare e basta e che non riusciva più a distinguere quel tipo di musica (le composizioni di Coltrane, soprattutto per gli album Meditations e Om) dal rumore.
Thelonious Monk? Forse non te l'ho mai detto, ma lui era mio fratello di sangue :D
A parte gli scherzi, Thelonious era uno dei pianisti più duri e puri del genere, non saprei come altro definirlo. Di suo, Thelonious Monk with John Coltrane e Monk's Dream li ascolto almeno un paio di volte al mese. E qualche tempo fa ho preso il vinile del suo Brilliant Corners, forse il suo disco più celebre. Ma quello me lo devo ancora studiare come si deve.
Ma qui stiamo parlando dei grandi classici. Bisognerebbe scavare a fondo e cercare tra le cose meno note. Ci vorrebbe l'intervento di uno che ne capisce, che so, di un Marco Bertoli, mica uno qualunque.
Oh! Grazie dei consigli. Devo approfondire Thelonious Monk ;) E alla fine Davis non apprezzava molto nemmeno Monk a quanto ho sentito. Davis aveva un bel caratterino.
@ Marco: In realtà è la prima cosa che ho fatto. Li trovi proprio in fondo in fondo al sito, o attraverso le etichette di lato. Questo di McCoy Tyner forse, è stato proprio il primo che mi è venuto in mente per cominciare nel migliore dei modi. Lo trovi qui:
Questo sito utilizza cookie tecnici propri e dei cookie di profilazione di terze parti.
Se continui nella navigazione accetti il loro uso. OK | Per +Info sui cookie | Come eliminare i cookie già presenti.
6 commenti:
Eppure a Miles Davis non piaceva (forse perché gli bruciava ancora che Coltrane suonasse per conto proprio con Tyner). Ad ogni modo immagino conoscerai, sempre a proposito di pianisti, Thelonious Monk. Che ne pensi?
@ Giovanni:
A dire il vero, anche il rapporto tra Tyner e Coltrane non è finito benissimo. Questo perchè Tyner ha suonato fino alla fase sperimentale di Coltrane. Fase che lui non gradiva per nulla. Mi sembra di ricordare che in una vecchia intervista avesse addirittura detto che in quel periodo, poco prima che prendesse definitivamente la sua strada, non suonava per suonare e basta e che non riusciva più a distinguere quel tipo di musica (le composizioni di Coltrane, soprattutto per gli album Meditations e Om) dal rumore.
Thelonious Monk? Forse non te l'ho mai detto, ma lui era mio fratello di sangue :D
A parte gli scherzi, Thelonious era uno dei pianisti più duri e puri del genere, non saprei come altro definirlo. Di suo, Thelonious Monk with John Coltrane e Monk's Dream li ascolto almeno un paio di volte al mese. E qualche tempo fa ho preso il vinile del suo Brilliant Corners, forse il suo disco più celebre. Ma quello me lo devo ancora studiare come si deve.
Ma qui stiamo parlando dei grandi classici. Bisognerebbe scavare a fondo e cercare tra le cose meno note. Ci vorrebbe l'intervento di uno che ne capisce, che so, di un Marco Bertoli, mica uno qualunque.
Oh! Grazie dei consigli. Devo approfondire Thelonious Monk ;) E alla fine Davis non apprezzava molto nemmeno Monk a quanto ho sentito. Davis aveva un bel caratterino.
@ Giovanni:
Miles Davis era un genio assoluto. E i geni di quel tipo, hanno un bel caratterino pepato.
Prego dei consigli e buon ascolto :)
Ci vorrebbe l'intervento di uno che ne capisce, che so, di un Marco Bertoli, mica uno qualunque.
:-D
Dovresti trasferire i post musicali di questo blog sul DeMIUSìK.
@ Marco:
In realtà è la prima cosa che ho fatto. Li trovi proprio in fondo in fondo al sito, o attraverso le etichette di lato.
Questo di McCoy Tyner forse, è stato proprio il primo che mi è venuto in mente per cominciare nel migliore dei modi. Lo trovi qui:
http://demiusik.wordpress.com/2012/09/13/the-real-mccoy-tyner
Posta un commento