12.4.17

Bone

Ho acquistato l'omnibus in bianco e nero da ben 1400 pagine del Bone di Jeff Smith, oggi giunto alla sua quarta ristampa, l'anno stesso che la Bao Publishing lo distribuì la prima volta in tutte le fumetterie. Non ricordo che anno fosse, ma credo si trattasse di uno dei primi volumi che l'editore milanese pubblicò all'inizio della sua avventura editoriale.


Da allora ho rimandato la lettura più e più volte. L'ho iniziato e mi sono fermato, forse spaventato un po' dalla mole dell'opera, un po' perché piazzarsi sullo stomaco un volume da svariati chili, tutto è tranne che comodo. Fatto sta che un paio di mesi fa ho deciso di cimentarmi forzatamente nella lettura e, a botta di qualche capitolo a settimana, questa volta completamente avvolto dalla trama, sono riuscito finalmente a finirlo.

Detta così sembra quasi che abbia faticato. E in parte è vero, ma come ti dicevo solo per pure questioni materiali. La verità, alla fine, è che Bone è una delle opere più coraggiose e complesse che l'editoria per ragazzi (e non) possa mai sperare di contare a catalogo. E non a caso è un "prodotto" dedicato tanto ai giovani quanto ai "vecchi" lettori.
Sull'articolata arte grafica di Smith, è inutile discutere. L'autore è bravo. Il suo tratto è vigoroso o romantico a seconda delle esigenze, la sua linea tonale elegante. Punto. Ma la sua accuratezza grafica passa quasi in secondo piano rispetto ad uno stile narrativo snello e pulito che riesce ad essere graffiato e realistico, con soluzioni d'impatto studiate a tavolino, o rotondo e ironico, ispirato a Maestri d'altri tempi.

Tavole tratte dalla Artist Edition della IDW Publishing.

Come dice anche Neil Gaiman nella postfazione al volume, Smith parte infatti dalle ispirazioni di base dettate da Walt Kelly o Carl Barks (e hai detto poco) e sfuma con l'epica cupa e drammatica di un certo immaginario fantasy, ma riuscendo a balzare creativamente oltre, rispetto a più illustri epigoni dell'opera tolkeniana. La cosa più bella, infatti, è che Smith non si ferma mai allo stereotipo, ma anzi riesce ad implementare l'iconografia di genere creando nuovi, interessanti spunti che non potranno fare altro che impreziosire la lettura a chi, come me, mal sopporta fanfaluche e paletti di un fantasy "disegnato" più di sessant'anni fa.

Concepita nel 1991 e portata avanti nell'arco di 13 anni e 55 albi complessivi in una meravigliosa favola fatta di autoproduzione, tanti premi (10 Eisner e 11 Harvey) e tanti riconoscimenti ("una delle dieci opere a fumetti più importanti di tutti i tempi", secondo Time Magazine), l'epica saga narra le vicende dei cugini Bone (Fone, Phoney e Smiley) che, smarrita la via di casa, si ritrovano in una vallata sull'orlo di una guerra per l'esistenza stessa del mondo e della dimensione onirica della realtà.


Ma al di là dei grandi temi metaforici del viaggio e della catastrofe imminente, le cose davvero belle che trovi in mezzo a quelle 1400 pagine, sono: le corse con le mucche, le creature ratto, draghi parlanti, strane storie di principesse, un puma gigante signore delle terre dell'est, epiche battaglie, poteri magici, i monaci Veni-Yan-Cari, i cerchi fantasma, vecchie storie di famiglia e molto, molto di più.

Una grande opera, insomma, realizzata con amore, tanta pazienza e tantissimo appassionato lavoro. E che, a mio parere, meriterebbe più di tante altre cose un adattamento animato.


Giusto per chiudere, il successo planetario di Bone ha permesso al suo autore di continuare a lavorare su questi meravigliosi personaggi. Non con un seguito vero e proprio (per ora), ma su brevi spin-off, come nel caso di Racconti Intorno al Fuoco, o su un vero e proprio prequel, La Principessa Rose, realizzato con Charles Vess al tavolo da disegno. Mentre invece Bone - Il Mistero della Scintilla è il primo capitolo di una nuova trilogia ambientata in un'altra epoca, con una generazione diversa della famiglia Bone.

2 commenti:

Rob Gan - Fumetti che passione! ha detto...

Ciao Luigi, prima volta per me nel tuo blog :-) Jeff Smith è una garanzia perchè se non ti colpisce la trama, ti colpiscono i suoi disegni. Che bello scoprire blogger che leggono fumetti come me!

LUIGI BICCO ha detto...

Ciao Roberta. Felice che tu sia capitata da queste parti. In realtà io sono rimasto molto colpito proprio dal trattamento che Smith ha applicato alle proprie trame. La cura per un certo modo di fare "epicità". Le sue qualità grafiche, come dicevo anche nel post, non sono minimamente in discussione.
Buone cose.

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