31.3.17

Alle origini di Dago

Per quanto in passato io abbia letto e riletto molte pagine di Dago, mi sono sempre mancati alcuni pezzi. Soprattutto quelli legati alle origini, subito dopo gli anni da schiavo.
Un paio di mesetti fa ho messo mano ai primi dieci volumi della Collezione TuttoColore, riposti accuratamente in un cantuccio della libreria per i tempi di guerra (quando è cosa nota che devi mettere da parte olio, farina, candele e i volumi di Dago).


Se già prima la serie ideata e scritta da Robin Wood mi piaceva, rileggere la bellezza di quasi 2500 pagine tutte d'un fiato (più o meno) è un'esperienza molto più coinvolgente che mi ha ulteriormente aperto gli occhi su una meravigliosa epopea a fumetti come ce ne sono state davvero poche. Di sicuro tra le più intense che il fumetto argentino ricordi.
Soprattutto salta all'occhio come le pagine siano cariche di storia e quanto Wood fosse a proprio agio con le storie brevi. Una situazione nata più per necessità, quella di raccontare ogni passo in non più di 12/15 pagine (perché originariamente serializzato sulla celebre rivista argentina Nippur Magnum), ma che alla fine si è rivelata vincente, almeno all'inizio, se guardiamo la saga nella sua interezza.

Ambientato nella prima metà del XVI secolo, la storia parte quando Cesare Renzi, nobile veneziano di una casata di dignitari della Repubblica di Venezia, vede la propria famiglia sterminata in seguito ad un complotto ordito dal nobile turco Ahmed Bey, dal mercante greco Kalandrakis, dal Principe Bertini (uomo di fiducia del Doge) e dal migliore amico di Cesare, Giacomo Barazutti.
Un inizio drammatico, insomma, autenticamente shakespeariano, che porterà Cesare a perdere ogni cosa, compreso il nome, e cominciare una nuova, terribile vita semplicemente come Dago (nomignolo che si porterà dietro per tutta la vita e che gli sarà dato dagli schiavi di una nave mercantile turca per via della ferita sul volto inflittagli, appunto, con un colpo di daga).

In anni di schiavitù e di soprusi, come rematore, manovale, "pescatore" di sanguisughe, minatore e servo, il povero Dago sarà frustato e calpestato, svuotato da ogni stilla di vita e costretto a fare di necessità virtù, quando intorno a lui non ci sarà niente altro che morte e desolazione.


E per quanto possa sembrare romantico, la bellezza del personaggio sta proprio nel fatto che Dago non si piega mai. Si carica invece sulle spalle tutto il dolore inflittogli e diventa un uomo diverso. Si alza ad ogni caduta e scalcia con coraggio per trovare un posto nel mondo e la sua libertà. La redenzione.
Da "principino" di una casa di dignitari, insomma, Cesare Renzi diventa un individuo rispettato da chi versa nella sua stessa condizione e temuto dai suoi stessi padroni.

E proprio per via di questa sua condizione, finisce prima con il diventare amico del Visir Ibrahim e amico/nemico del terribile leone dei mari Kaireddin, il beylerbeyi Barbarossa (prima pirata e poi ammiraglio della flotta ottomana) per essere poi reclutato nel corpo dei giannizzeri di Costantinopoli, diventando il rinnegato Giannizzero Nero, e servire come inviato sia Barbarossa che il sultano stesso, Solimano I.


Da qui partiranno una serie di viaggi verso l'Europa, prima risalendo i Paesi balcanici, dove incontrerà addirittura il crudele Vlad Tepes, poi la resa dei conti con alcuni dei responsabili dello sterminio della sua famiglia, poi alle porte dell'Austria, nel mezzo del sanguinario assedio di Vienna, e poi ancora, inviato dallo stesso Barbarossa per una questione di comode alleanze, Dago presterà servizio presso Francesco I, Re di Francia.
In quel periodo, Dago sarà
in trincea in Italia (tra Pavia e Milano), Francia e Spagna e conoscerà personaggi storici come il Conestabile di Borbone, il Cavalier Baiardo e Giovanni dalle Bende Nere. Avrà poche ma intense storie d'amore, come quella con la bella mercenaria sfregiata Magdalena o quella, più importante, con la sorella del Re di Francia, Margherita d'Angoulême. Al suo passaggio raddrizzerà torti, assisterà alle miserie più nere, affronterà saccheggiatori svizzeri, tedeschi e francesi.

Tutto questo, ma anche molto di più, ti assicuro, nelle prime 2500 pagine che compongono la storia di questo straordinario personaggio. Sempre trattata con una buona retorica romantica che assurge Dago a salvatore dei deboli ma soprattutto a temutissimo avversario.


Wood è un amante della Storia (con la "S" maiuscola) e si vede. Sono note però le sue tante licenze poetiche plasmate in funzione del protagonista. Su tutte, la partecipazione di Dago alle Guerre d'Italia, avvenute solo alla fine del secolo in cui vive, quella all'Assedio di Vienna (1529) prima del Sacco di Roma (1527) o il suo incontro con Vlad Tepes che in realtà era già morto alla fine del secolo precedente.

Ma a chi importa?

Da sottolineare in questo primo lungo blocco di storie, il passaggio di testimone (non ancora definitivo) tra Alberto Salinas e un Carlos Gomez che sin dai suoi inizi ha dimostrato un ottimo feeling con personaggio e tematiche e che in pochissimo tempo è diventato un grande Maestro nell'imprimere espressioni intense e realistiche ai propri personaggi e, più in generale, riuscendo a farli schizzar via dalla pagina letteralmente, attraverso una mirabile "recitazione" e un invidiabile senso dello storytelling.

Ma ora? Mi pento solo oggi di non aver preso anche i volumi successivi della TuttoColore (sette euro erano pochi per un'edizione da 250 pagine a volume, ma sempre troppi da spendere ogni settimana) e a seguire dal punto in cui ho smesso di leggere, o poco più avanti, dovrebbe cominciare la bellissima parentesi narrativa dove Wood fa partecipare Dago al Sacco di Roma. Sono storie che ho già letto, a suo tempo, tra la serializzazione sulle riviste dell'Eura e gli albi monografici in bianco e nero (Ristampa Dago).


Ma per tornare a leggere la storia in un formato più consono e a colori (ai quali mi sono ormai abituato, per quanto non meravigliosi), l'unica soluzione sarebbe riprendere la collezione dai volumi successivi della TuttoColore (che sembra siano ancora disponibili), ma significherebbe imbarcarsi in una disastrosa crociata economica, visto che hanno superato le settanta uscite. 
Oppure cominciare a prendere, tra qualche mese, la Nuova Ristampa Dago Colore in formato bonelliano, riprendendo dal punto dove ho interrotto.
Ma questa nuova edizione, invece, andrebbe ulteriormente ad infoltire uno scaffale già pieno di edizioni e formati diversi dedicato a Dago, tra spillati, cartonati e dorsetti dai mille colori.

4 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Ti confido una notizia che non è ancora rimasta impigliata in rete: Wood sta lavorando ad una sorta di Ultimate Dago proprio per non dover rimanere impigliato alla Storia quando desidera che il suo Renzi ( oggi forse meno famoso da noi degli altri due , Matteo ed il suo papà Tizano ndr ) si impigli in qualche svolta narrativa a cui il suo papà tiene. L'idea è che UD sia un fantasy ( " un amico mi ha regalato gli albetti dello Skull The Slayer della Marvel e sono rimasto folgorato !" ) in cui il protagonista cambia nome a seconda della vita in cui precipita e quindi quando , per esempio, è undercover agent per i Dracula Dogi il suo nome è Dagospia e diventa Dagoberto quando è il compagno della rocker pandimensionale Blondie Gomez. Disegni di Felipe Andrade , covers di Skottie Young. Stay tuned.

MikiMoz ha detto...

Che poi mi pare di capire che il Dago ristampato in Tuttocolore sia quello ufficiale, mentre il dago albo mensile bonelliamo (con avventure a sé) sia una sorta di "aggiunta" forse nemmeno considerata canonica. O sbaglio?
In ogni caso gran personaggio.
Ma... ho una domanda spoiler: sapevo che una decina di anni fa, mancava all'appello solo uno dei congiurati. Dago l'ha trovato? La sua vendetta è compiuta?

Moz-

LUIGI BICCO ha detto...

@ Crepascolo:
Guarda, speriamo che ci lavori davvero presto, alla versione ultimate, ma soprattutto che decida di mettere fine alla serie. Sono anni che sta arrancando senza una meta (a parte un paio di cicli).

@ MikiMoz:
Quello a cui ti riferisci è l'albo monografico scritto e disegnato da altri autori. Onestamente te lo sconsiglio. Non si avvicina nemmeno alla bellezza della serie principe. E nemmeno capisco come abbia fatto a resistere in edicola per tutti questi anni.
La questione è proprio questa. La sua "vendetta" non è ancora arrivata a compimento. Non completamente, almeno. E tanti lettori, me compreso, si augurano che Wood arrivi a quel punto il prima possibile per dare una fine a tutto il ciclo principale. Come dicevo nel commento sopra, a parte un paio di cicli, negli ultimi tempi sono state pubblicate solo storie dimenticabili, ben lontane dai picchi raggiunti negli anni passati.

Fedora Rigotti ha detto...
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