Da questo autore e da questo libro in particolare, nascono, nel caso tu non lo sapessi, l'hard boiled, il noir metropolitano e in parte anche il thriller (quello letterario, intendo, perché quello cinematografico arriva qualche anno prima, con Hitchcock e Fritz Lang).
Per quanto io non sia proprio a digiuno di Raymond Chandler, non avevo mai letto uno dei romanzi dedicati al suo personaggio più noto, il granitico e fascinoso detective privato Philip Marlowe che proprio qui, tra le pagine de Il Grande Sonno, comincia la sua carriera letteria.
Per quanto io non sia proprio a digiuno di Raymond Chandler, non avevo mai letto uno dei romanzi dedicati al suo personaggio più noto, il granitico e fascinoso detective privato Philip Marlowe che proprio qui, tra le pagine de Il Grande Sonno, comincia la sua carriera letteria.
Il Grande Sonno (The Big Sleep, 1939) è una novella potente dal linguaggio secco e nervoso le cui situazioni e i cui personaggi possono sembrare oggi, giustamente, tagliati in due dalla classica accetta. Ma al di là di questo, il romanzo è seminale proprio perché è qui che nascono i generi di cui sopra e soprattutto uno stile di scrittura dinamico e duro, nato quando fino a quel momento tutti i lettori erano abituati al giallo smaccatamente buonista con protagonisti senza troppi vizi e ai finali dove tutto si chiariva intorno ad un tavolo, sempre utilizzando un linguaggio perbenista e al passo con i tempi, quasi mai sboccato o fuori dalle righe (a parte rare eccezioni, ovviamente).
Chandler invece scriveva, proprio come in questo romanzo, cose tipo:
Chandler, come tutti gli innovatori, arriva quindi al momento giusto distruggendo l'idea di "campagna inglese" o di indagine garbata, dipingendo un mondo sporco, battuto dalla pioggia e frequentato dalle peggiori canaglie senza scrupoli, dove è facile che tu senta il puzzo di marciume nei quartieri fatiscenti della città o che ti ritrovi una pistola puntata alla stomaco solo perché sei sul lato sbagliato della strada. Ecco in buona sostanza cosa ha fatto Chandler e perché è rimasto negli annali.
La storia de Il Grande Sonno nemmeno te la racconto (se ti interessa, la trovi qui su wikipedia), perché importa poco o nulla. Se dobbiamo stare a parlare della trama, posso dirti che a tratti risulta troppo complessa e disordinata o che addirittura, per quanto sia breve il romanzo, sembra portata troppo per le lunghe. Ma come dicevo, il punto non è quello. E poi, diavolo, davvero dobbiamo parlare dei difetti della trama del romanzo dove è nato Philip Marlow? Anche no.
Una menzione speciale va anche al bel film di Howard Hawks che ne fu tratto qualche anno dopo, nel 1946, interpretato da Humphrey Bogart e Lauren Bacall che per quanto abbia il merito di aver portato su schermo, in un meraviglioso bianco e nero, un film quasi perfetto (per l'epoca), a tratti ha estremizzato quel senso di ingenuità che oggi non può che strappare una risata (memorabili, in tal senso, i sospiri amorosi della giovane libraia che si vede arrivare un Marlowe fradicio di pioggia e che cerca di sedurre senza perdere troppo tempo).
Un'altra epoca.
Chandler invece scriveva, proprio come in questo romanzo, cose tipo:
“Dosava le forze con la cura di una ballerina disoccupata alle prese con l'ultimo paio di calze senza smagliature.”E' normale che certe cose risultassero ardite, all'epoca, capisci? E bada bene, non sto dicendo che lo fossero davvero. Quella frase, oggi, non ha più nulla di volgare. Ma come già detto, in quegli anni i protagonisti del giallo letterario classico erano per lo più abituati a riflettere sui più efferati omicidi davanti a té e pasticcini con un sopracciglio alzato, immersi in un quotidiano che doveva raccontare anche cose buone.
Illustrazione di Jason Mervyn Hibbs per l'edizione della Penguin.
Chandler, come tutti gli innovatori, arriva quindi al momento giusto distruggendo l'idea di "campagna inglese" o di indagine garbata, dipingendo un mondo sporco, battuto dalla pioggia e frequentato dalle peggiori canaglie senza scrupoli, dove è facile che tu senta il puzzo di marciume nei quartieri fatiscenti della città o che ti ritrovi una pistola puntata alla stomaco solo perché sei sul lato sbagliato della strada. Ecco in buona sostanza cosa ha fatto Chandler e perché è rimasto negli annali.
La storia de Il Grande Sonno nemmeno te la racconto (se ti interessa, la trovi qui su wikipedia), perché importa poco o nulla. Se dobbiamo stare a parlare della trama, posso dirti che a tratti risulta troppo complessa e disordinata o che addirittura, per quanto sia breve il romanzo, sembra portata troppo per le lunghe. Ma come dicevo, il punto non è quello. E poi, diavolo, davvero dobbiamo parlare dei difetti della trama del romanzo dove è nato Philip Marlow? Anche no.
Una menzione speciale va anche al bel film di Howard Hawks che ne fu tratto qualche anno dopo, nel 1946, interpretato da Humphrey Bogart e Lauren Bacall che per quanto abbia il merito di aver portato su schermo, in un meraviglioso bianco e nero, un film quasi perfetto (per l'epoca), a tratti ha estremizzato quel senso di ingenuità che oggi non può che strappare una risata (memorabili, in tal senso, i sospiri amorosi della giovane libraia che si vede arrivare un Marlowe fradicio di pioggia e che cerca di sedurre senza perdere troppo tempo).
Un'altra epoca.
6 commenti:
L'ho letto millenni fa preso in prestito da una biblioteca e mi rendo conto che non me ne ricordo niente, se non la descrizione fisica di Marlowe. Pazzesco.
Caro Luigi, tante teste tante sentenze e mi piacerebbe tanto leggere che ne pensa per esempio il signor Omar di Monopoli, ma Chandler non ha lanciato sul mondo ignaro lo hard boiled. Tenterò di essere sintetico anche se sappiamo tutti che la sintesi non è una freccia nella mia faretra: 1) la scuola dei Duri inizia con la pattuglia pulp di Black Mask il cui + famoso rappresentante è Dashiell Hammett 2) Dash - la cui vita è molto + pulp di tanti dei suoi racconti - inietta nel novel americano quella sintesi ed immediatezza che tant pensano sia nella faretra di Chandler 3) Ray Chandler è un allievo di Dash in un certo senso, ma non arriva dalla strada come il suo sensei : ha buone scuole inglesi nella zucca e ha lavorato nel campo dei petroli prima di decidere di pulpeggiare 4) la prosa stilosa di Ray è studiata a tavolino perchè la sua idea è che Marlowe parla e pensa esattamente come il lettore tipo dei pulp vorrebbe parlare e financo pensare
Ray è stato spesso accomunato agli scrittori della Lost Generation da critici che in qualche modo cercavano di farlo uscire dal ghetto del pulp quando si credeva ci fosse un ghetto. In realtà è stato un abile inventore di linguaggi capace di farci sognare il suo sogno e credere, per un po', che i duri , le dark ladies ed i loschi ceffi fossero nella Realtà Prima come nei suoi novels. Il tempo mette tutto in prospettiva e oggi anche i personaggi di Dash sembrano uno zinzino artificiali, figuriamoci quelli di Ray. Restano comunque due figure centrali del noir americano. Ciao.
caro Crepa, felice del fatto che ancora ti ricordi di me (forse, come supposi una volta, sei davvero una delle mie multiple personalità delle quali non conservo ricordo:-) comunque concordo sulla primigenitura dell'investigatore hard-boiled da parte del vecchio Dash (a furor di cronaca si deve a lui anche lo spaghetti-western, dacché Red Harvest è il romanzo da cui sia Leone che Kurosawa presero a piene mani per i loro capolavori cinematografici). Comunque mi sento di aggiungere un nome alla piccola sfilza di caporioni del genere: signori: James Cain è assolutamente un must che andrebbe letto assieme ai nomi succitati, non fatevi sfuggire LA MORTE PAGA DOPPIO o SERENATA, o il più famoso IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE... nessun detective, nessuna investigazione, ma c'è tutto il nero che serve a fare dell'hard-boiled un genere a sé :-))))
Crepascolino aveva due anni quando fece a pezzi la cover sellerica di una raccolta di racconti di Cain e non capisco come sia cinque anni dopo l'enfant prodige del pulp - il suo Muori Male Peppa Pig è un bestseller nel ns quartiere - ma concordo naturalmente su tutta la linea. Dash mostrava la via, come diceva Lennon di Bob - sono impegnato altrove la sera del Nobel -Dylan e la struttura del suo Mistero del Falco è stata qualche anno fa, x esempio, ripresa dal Ferrandino de Il Rispetto.
Double Indemnity è un capolavoro assoluto. Ray Carver diceva che un buon racconto dovrebbe terminare con il lettore che chiude il libro e resta un istante in silenzio. Io ho chiuso La Morte Paga Doppio - mai amato il titolo italiano - e sono rimasto in silenzio come Marlowe nel suo ufficio che netta la pipa mentre entra una maialina mannara con una mannaia. Diavolo di un Cain.
Piacere di aver risentito la tua voce, Omar. Ci vediamo presto , spero , tra gli scaffali delle librerie. Ciao a tutti e buon fine settimana.
Trama davvero intricata, sembra che alla domanda che qualcuno fece a Chandler su chi fosse il colpevole in tutta la faccenda, questi rispose che non lo sapeva nemmeno lui :) Un mito.
@ Luca:
Che è esattamente quello che serve che rimanga impresso, immagino. E' Marlowe ad essere entrato nel mito, più delle sue storie (a parte "Il Lungo Addio").
@ Creapascolo:
Di Dashiell Hammett ho letto poco, pochissimo. Quindi, in base alle poche informazione che ho e alle cose che ho letto in giro, so che la scuola dei duri inizia effettivamente con lui, ma restando nel campo del "poliziottesco".
E buona settimana anche a te.
P.S.: Visto? Tu chiami e il Di Monopoli magicamente risponde.
@ Omar:
Ahiahiahi. Torni a commentare da queste parti giusto per esfoliare ulteriormente le mie accorte tasche con altri suggerimenti di lettura. James Cain? Conosco ma solo di nome. Mai letto niente di suo. Ora mi tocca recuperare uno dei titoli che citi. Maledetto ;)
P.S.: E "La morte paga doppio" è già un titolo che potrebbe bastare di suo a convincermi.
@ Dario:
Posso crederci, visto che buona parte della trama l'ho già dimenticata a distanza di un mesetto dalla lettura. Come dicevo più sopra, però, fortunatamente per Chandler, a passare alla storia è stato il suo granitico protagonista oltre al suo linguaggio. La trama è già un orpello in più (per dire, eh).
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